Luigi Malabrocca – Biografia



Luigi Malabrocca – Biografia


Luigi Malabrocca nacque a Tortona il 22 giugno 1920 e fu un ciclista professionista italiano noto per una carriera tanto unica quanto ironica. Soprannominato "il Cinese" per i suoi occhi a mandorla, è passato alla storia del ciclismo non tanto per le vittorie, quanto per la sua strategia di arrivare ultimo.


🏁 La Maglia Nera


Nel Giro d’Italia degli anni '40 e '50, veniva assegnata la maglia nera all’ultimo classificato in classifica generale, simbolo di resistenza e umiltà. Malabrocca si specializzò nel conquistare questo simbolico premio:


Vinse la maglia nera nel 1946 e 1947.


Fingendo forature o nascondendosi in bar e fossi, Malabrocca faceva di tutto per perdere tempo e restare ultimo.


La sua rivalità con Sante Carollo, altro “professionista dell’ultimo posto”, divenne leggendaria e attirava molto pubblico.



🚴‍♂️ Carriera sportiva


Anche se famoso per arrivare ultimo, Malabrocca era un buon ciclista, e vinse anche gare importanti:


Coppa Agostoni (1948)


Parigi-Nantes (1947)


Giro di Jugoslavia (1949)


Fu due volte campione italiano di ciclocross (1951, 1953)




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🏥 Laringectomia e ultimi anni


Negli ultimi anni della sua vita, Luigi Malabrocca fu colpito da un tumore alla gola, che lo costrinse a sottoporsi a una laringectomia (intervento chirurgico per l’asportazione della laringe), probabilmente a causa di un tumore maligno.


Conseguenze:


Perse l’uso della voce: non poteva più parlare.


Comunicava scrivendo su un blocco note, con il suo solito spirito ironico, che non lo abbandonò nemmeno nella malattia.


Subì anche un intervento al cuore.



Morì il 1º ottobre 2006 a Garlasco (Pavia), all’età di 86 anni, a causa di un arresto cardiaco, sopraggiunto dopo il ricovero e le operazioni chirurgiche.



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🧾 Eredità


Luigi Malabrocca è oggi un simbolo di resistenza, ironia e anticonformismo. La sua storia ha ispirato:


Libri e graphic novel


Spettacoli teatrali


Documentari sul ciclismo popolare e alternativo



Viene ricordato come l’uomo che ha saputo trasformare l’ultimo posto in un gesto di dignità e umorismo, in un'epoca in cui anche l’insuccesso poteva diventare racconto epico.


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