Tragedia in Francia: Streamer muore in diretta su Kick durante maratona da 300 ore

 🔴 Tragedia in Francia: Streamer muore in diretta su Kick durante maratona da 300 ore


Jean Pormanove, conosciuto online come "JP", è morto in diretta streaming durante una maratona su Kick. La Procura di Nizza ha aperto un'inchiesta. Intanto, la rete si interroga sulla responsabilità morale e legale di chi ha assistito, partecipato — e persino pagato — per quella che si è trasformata in una tragedia.


Una diretta diventata incubo


La notizia arriva dalla Francia, ma sta facendo il giro del mondo. Jean Pormanove, 46 anni, streamer sulla piattaforma Kick, è deceduto durante una maratona live che avrebbe superato le 300 ore di durata. Secondo le prime ricostruzioni, il suo stato fisico e mentale si sarebbe progressivamente deteriorato in diretta, davanti a migliaia di spettatori.


Ancora più inquietante è ciò che emerge dalle immagini diffuse: abusi verbali, umiliazioni pubbliche e atti degradanti inflitti da altri streamer presenti fisicamente con lui. Il tutto trasmesso in tempo reale, mentre un contatore mostrava le donazioni degli spettatori, che hanno superato i 36.000 euro.


Il business della sofferenza


Il caso di JP sta già diventando emblematico di un fenomeno preoccupante: l'intrattenimento che si nutre di sofferenza reale. Le "challenge estreme", le maratone senza fine, le umiliazioni in diretta stanno diventando un filone sempre più popolare — e redditizio — per alcuni creatori di contenuti.


Ma a che costo?


Nel caso di JP, il prezzo è stato la vita stessa. E non si può ignorare il ruolo di una community che, invece di fermare il tutto, ha continuato a sostenere economicamente lo "spettacolo".


Le indagini e la responsabilità della piattaforma


La Procura di Nizza ha avviato un'indagine per fare luce sulle responsabilità penali dietro la morte di Pormanove. Si indaga sulle cause fisiche del decesso (probabilmente legate all'estrema deprivazione di sonno, stress fisico e abuso di sostanze), ma anche sul comportamento di chi ha partecipato attivamente alla diretta.


Anche Kick, la piattaforma di streaming nota per la sua moderazione molto permissiva, è ora sotto accusa. Ci si chiede: quanto ha fatto per proteggere JP? E quanto ha chiuso un occhio per non ostacolare un contenuto che generava traffico e denaro?


Un campanello d’allarme per tutti


Questa tragedia non può essere liquidata come un incidente isolato. È il sintomo di un ecosistema digitale dove i confini tra realtà e spettacolo si stanno sgretolando, e dove l’algoritmo premia ciò che sciocca, non ciò che è giusto.


Le piattaforme hanno il dovere di implementare strumenti di monitoraggio e intervento. Ma anche noi utenti — come spettatori, come comunità — dobbiamo interrogarci: fino a che punto siamo disposti ad arrivare per "intrattenerci"?



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Conclusione


La morte di JP non è solo una tragedia personale. È una tragedia collettiva, perché rivela un vuoto di regole, empatia e responsabilità nell’universo digitale che abbiamo costruito. E ora, davanti a questa morte, non possiamo più voltarci dall’altra parte.


🕯️ Che la storia di Jean Pormanove non venga dimenticata. Che serva a cambiare le cose, prima che sia troppo tardi.

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