Dopo la laringectomia: cosa si prova davvero


Dopo la laringectomia: cosa si prova davvero


Quando mi sono svegliato dopo l’intervento, la prima sensazione è stata di smarrimento. Respiravo, ma non come prima. L’aria non passava più dal naso o dalla bocca, ma da un’apertura sul collo. Mi sembrava impossibile abituarmi a quella nuova realtà. Ogni respiro era insieme vita e ricordo di ciò che avevo perso.


Il silenzio della voce


La cosa che colpisce di più, subito, è il silenzio. Provi a parlare… ma non esce nulla. Quel vuoto è spiazzante. Ti senti prigioniero di un corpo che non riconosci. È doloroso non poter dire “sto bene” a chi ami, non poter sussurrare una parola di conforto, non poter ridere a voce alta.


Eppure, col tempo, impari che comunicare non è solo voce. Si impara a scrivere, a gesticolare, a guardare negli occhi in modo diverso. Poi, grazie alla riabilitazione, scopri nuove forme di parola: la voce esofagea, le protesi vocali, persino piccoli apparecchi elettronici che danno suono ai pensieri. Non è la stessa voce di prima, ma è comunque tua.


Emozioni contrastanti


C’è paura, tanta. C’è rabbia per ciò che si è perso, c’è dolore quando ci si guarda allo specchio e si vede una cicatrice che racconta una battaglia dura. Ma c’è anche un enorme senso di gratitudine: quella cicatrice è la prova che sei vivo.


Non è facile accettare il nuovo corpo. A volte ci si sente diversi, fragili, persino isolati. Ma giorno dopo giorno si scopre che la forza non è solo nelle corde vocali, ma dentro di noi, nella capacità di adattarsi e di ricominciare.


Rinascita possibile


Col passare dei mesi, la nuova quotidianità diventa meno spaventosa. Si impara a prendersi cura della tracheostomia, a tornare a mangiare con piacere, a parlare con chi ci sta accanto. Si scopre che si può ancora ridere, abbracciare, emozionarsi, amare.


La laringectomia totale non toglie l’essenza di chi sei: ti costringe a cambiare, ma non a smettere di vivere. È una rinascita difficile, ma possibile. E la voce, anche se diversa, torna ad esserci — perché la voce vera non sta solo in gola, ma nel cuore.

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