Fratel Asino e il volo dell’anima: la storia di San Giuseppe da Copertino
🐴 Un soprannome che pesa come una croce
Essere chiamato “asino” nel convento significava essere considerato inutile, goffo, incapace. Giuseppe non riusciva a imparare le preghiere, dimenticava gli ordini, inciampava nei compiti più semplici. Ma accettò quel soprannome come parte della sua missione: essere l’ultimo tra gli ultimi, il servo di tutti, il testimone di una fede che non ha bisogno di diplomi.
🕊️ Il miracolo della semplicità
Eppure, proprio lui, il “fratello asino”, cominciò a volare. Letteralmente. Durante le celebrazioni liturgiche, Giuseppe entrava in estasi e si sollevava da terra, rapito dalla contemplazione divina. I confratelli lo guardavano con stupore, i superiori con sospetto, ma il popolo lo amava. Era il santo che non capiva i libri, ma parlava con Dio.
📚 Patrono degli studenti, amico degli ultimi
Ironia della sorte: Giuseppe, che non riusciva a superare gli esami, è oggi il patrono degli studenti in difficoltà. La sua vita è un inno alla fiducia, alla perseveranza, alla forza della preghiera. Non serve essere brillanti per essere scelti. A volte, è proprio l’asino che porta il Messia a Gerusalemme.
💬 Una lezione per oggi
In un mondo che premia la performance, la velocità, l’efficienza, la storia di San Giuseppe da Copertino ci ricorda che la vera grandezza si misura in umiltà. Che anche chi viene deriso può diventare luce. Che il cielo non chiede voti, ma cuore.

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