Ritorno a Casa
Quando un domani non avrò più domani terreni, quando le mie carni non bruceranno col sole né si geleranno con il freddo, non cercate il mio passo tra le foglie, non cercate il mio respiro nel vento. Non piangete.
Fate festa, come si fa per chi torna da un lungo viaggio, per chi ha attraversato il tempo e ha trovato la via del ritorno.
Sarà il mio rientro a casa, la soglia che un giorno varcai per nascere, il grembo da cui fui chiamato alla luce e a cui ora, con passo lieve, ritorno.
All’entrata mi attenderanno mia madre, con le mani aperte come ali, mia nonna, col sorriso che sa di pane caldo, e tanti altri volti amati, partiti prima di me, che mi chiameranno per nome come si chiama un figlio che torna.
Non ci sarà fretta, né dolore, solo quiete, solo abbracci che non temono il tempo.
Voi che restate, non affannatevi nel lutto, non vestite il cuore di nero. Io sarò lì, oltre il velo, ad aspettarvi.
Sarò nel canto degli uccelli all’alba, nella carezza del vento sulle colline, nel profumo del caffè che vi sveglia, nella risata che scoppia senza motivo.
Sarò luce che non abbaglia, ombra che non spaventa, sarò presenza sottile, come la rugiada che non si vede ma nutre ogni fiore.
E quando anche voi, un giorno, sentirete che il tempo vi chiama, non temete: ci sarà una porta aperta, una tavola apparecchiata, e io, con il cuore spalancato, a dirvi: “Benvenuti a casa.”

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