La vera storia di Biancaneve: tra fiaba, sangue e simboli nascosti
Introduzione
Biancaneve è universalmente conosciuta come la principessa Disney che canta con gli animali e viene salvata dal bacio del principe. Ma dietro questa immagine candida si cela una fiaba molto più antica e oscura, tramandata oralmente per secoli e raccolta dai fratelli Grimm nel 1812. La versione originale non era destinata ai bambini: era un racconto popolare intriso di violenza, cannibalismo e punizioni crudeli, che rifletteva la mentalità del tempo e i simbolismi profondi della cultura europea.
Le origini della fiaba
- I fratelli Grimm: Jacob e Wilhelm Grimm inserirono Biancaneve nelle Fiabe del focolare, una raccolta che mirava a preservare il patrimonio folklorico tedesco. Non erano storie “per bambini”, ma racconti morali e spesso brutali.
- Possibili radici storiche: Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la fiaba possa ispirarsi a figure reali, come Margaretha von Waldeck, una contessa del XVI secolo la cui vita fu segnata da intrighi di corte e misteriose vicende.
- Il contesto culturale: Le fiabe popolari servivano a trasmettere insegnamenti morali e a esorcizzare paure collettive. La crudeltà non era un difetto, ma un modo per rendere il messaggio più incisivo.
Gli aspetti più crudi della storia
- Il cuore e i polmoni: La regina cattiva ordina al cacciatore di uccidere Biancaneve e di portarle cuore e polmoni come prova. Convinta che siano della ragazza, li cucina e li mangia.
- La punizione finale: Alla fine, la regina viene costretta a indossare scarpe di ferro roventi e a danzare fino alla morte, davanti a tutti gli invitati del matrimonio di Biancaneve.
- La madre, non la matrigna: Nella prima versione, la regina cattiva non è matrigna, ma la vera madre di Biancaneve. Questo dettaglio rende la fiaba ancora più inquietante, perché trasforma l’amore materno in odio mortale.
- I nani: Non erano figure buffe e allegre, ma spiriti legati al mondo sotterraneo, custodi di misteri e simboli della natura selvaggia.
Simbolismi nascosti
- Lo specchio magico: È il simbolo della vanità e dell’ossessione per la bellezza, ma anche del potere occulto e della verità ineluttabile.
- La mela avvelenata: Richiama la caduta di Eva nella tradizione biblica, diventando simbolo di peccato e tentazione.
- Biancaneve stessa: Con pelle bianca, labbra rosse e capelli neri, incarna la triade di colori della vita e della morte, con forti richiami all’alchimia e alla ciclicità della natura.
- Il sonno nella bara di vetro: Non è solo un espediente narrativo, ma un’immagine di sospensione tra vita e morte, un limbo che richiama rituali funebri antichi.
Perché la fiaba è stata addolcita
Con il passare del tempo, le versioni più violente furono smussate per renderle adatte ai bambini. La Disney nel 1937 trasformò Biancaneve in una favola romantica e musicale, eliminando gli elementi macabri e rendendola un simbolo di innocenza e speranza.
- Disney e l’America degli anni ’30: In un periodo segnato dalla Grande Depressione, la fiaba doveva trasmettere ottimismo e fiducia nel futuro.
- La censura culturale: Molti elementi crudi furono eliminati perché ritenuti inadatti al pubblico moderno.
Biancaneve come specchio della società
La fiaba di Biancaneve riflette paure e ossessioni universali:
- La paura dell’invecchiamento: La regina cattiva incarna l’ossessione per la giovinezza e la bellezza.
- Il conflitto generazionale: La rivalità tra madre e figlia (o matrigna e figliastra) rappresenta il passaggio di potere tra generazioni.
- La giustizia crudele: Le punizioni esemplari erano un modo per ribadire l’ordine sociale e morale.
Conclusione
La vera Biancaneve non è solo una principessa ingenua, ma un personaggio immerso in un mondo gotico e crudele, dove la fiaba serviva a trasmettere paure e insegnamenti morali attraverso immagini forti e inquietanti. Oggi possiamo leggerla come un racconto che unisce folklore, storia e simbolismo, ricordandoci che dietro ogni fiaba c’è sempre un lato oscuro.

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